Nella mia professione di avvocato, di formatore in materia di diritto di famiglia e nella mia vita privata di figlia, di genitore e di sorella ho compreso a fondo la centralità del ruolo della Famiglia, declinata in tutte le sue forme: da quella tradizionale a quella che nasce dalla convivenza, dalla genitorialità anche senza coppia, dall’unione civile.
La famiglia in ogni senso intesa resta l’elemento fondante della vita di ciascun individuo e se la famiglia funziona ed è in grado di svolgere i suoi compiti educativi e di solidarietà essa si pone a fondamento di una società sana.
Gli anni della crisi economica hanno riportato alla ribalta il ruolo della famiglia, come elemento fondamentale di supporto, materiale e morale, ed hanno rivelato l’insufficienza di un modello culturale fondato su un’idea ingenua di individualismo che vorrebbe farci credere che “ciascuno basta a se stesso”.
Contemporaneamente si assiste al fenomeno opposto cioè alla disgregazione della coppia e della famiglia: quando gli equilibri saltano, quando i progetti iniziali su cui una famiglia si fondava vengono messi in discussione, spesso la coppia e la famiglia stessa vanno in crisi e ciascuno si rifugia in se stesso.
Ma esistono categorie di persone che, a priori, non possono, per le loro condizioni, definitive o transitorie, bastare a se stessi: in primis i bambini, ma anche gli anziani e le persone che a causa di malattie o condizioni di diversa autonomia, devono necessariamente contare su altri.
Ed il sapere di poter contare sull’altro, quando l’altro è un familiare, consente a chi ha bisogno di aiuto, di non sentirsi di peso, perché la solidarietà familiare dipende non tanto da un dovere che viene da vincoli di sangue, ma da profondi legami affettivi, in cui la solidarietà reciproca e disinteressata è l’elemento fondante.
Ma in questo compito, difficile e quotidiano , la famiglia non può essere lasciata sola e non si può pensare che l’interesse e l’intervento delle istituzioni si limiti ai casi limite, a quelli cioè, in cui la problematiche individuali e familiari si sono già inserite nel circuito giudiziario o assistenziale.
Si può fare molto, molto di più e molto prima, affinché la famiglia ed i suoi membri possano trovare nella comunità un sostegno, prima che le difficoltà- che possono capitare ad ogni famiglia, non solo in quelle con gravi e conclamati disagi- diventino irreversibili.
L’amministrazione uscente, grazie al lavoro attento e sensibile dell’assessorato ai Servizi Sociali si è mossa su questa linea: ne sono testimoni le tante iniziative quali l’ideazione e la realizzazione del Festival della Famiglia, la creazione, in un immobile sottratto alla mafia, di un centro per le relazioni e per le famiglie in Viale Asiago e del condominio solidale: appartamenti protetti per anziani in via Ognissanti, ed infine e l’istituzione di un tavolo (di cui mi onoro di fare parte) che costituisce un osservatorio sulla famiglia bassanese, capace di recepirne le esigenze, gli umori, le difficoltà e di individuare le risorse, istituzionali e non, strutturate o spontanee, nel tessuto sociale cittadino, capaci di darvi risposta.
Questa concezione del ruolo delle istituzioni, si riassume nel concetto di Famiglie per la famiglia, e cerca di valorizzare il ruolo che ciascuna famiglia e ciascun individuo può avere nel sostegno, a vario titolo, di un’altra famiglia.
Un progetto ambizioso, di grande valore sociale e culturale, che faccio mio e che mi auguro non venga dimenticato da chiunque andrà a domani a ricoprire cariche pubbliche nel nostro comune.