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  • Processo Salvini: storia della nave Gregoretti.

    Il 25 Luglio 2019 il motopesca “Accursio Giarratano” lancia un allarme: c’è un gommone con a bordo circa 50 persone che imbarca acqua. È sera quando arriva la motovedetta della Guardia costiera italiana CP319, informata dal Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo (IMRCC) di Roma, che prende a bordo i migranti.

    Nella notte successiva un altro allarme, stavolta da un pattugliatore della Guardia di Finanza: un altro gommone, con a bordo 91 persone.
    All’alba arriva la motovedetta della Marina Militare Italiana CP920 “Bruno Gregoretti” e il comandante, il Tenente di Vascello Carmine Berlano, ordina il trasbordo dei migranti dalle due navi.

    La motovedetta Bruno Gregoretti

    Dopo una prima evacuazione sanitaria (di 6 persone) sulla Gregoretti restano 135 migranti e la nave fa rotta verso il porto di Catania per portarli a terra visto che non è una nave attrezzata per accogliere persone né per il primo soccorso, ma un’imbarcazione destinata alla vigilanza in mare. Quella mattina però nessuno pensa che sia un problema: bisogna solo arrivare a Catania.

    E’ iniziata così la storia dell’ormai famosa nave Gregoretti e dei 135 migranti che trasportava, ma è stato solo l’inizio di una guerra diplomatica (e soprattutto politica) durata 5 giorni.

    La nave in quei giorni venne mandata prima al porto di Augusta per poi tornare in quello di Catania, nel frattempo dopo l’intervento della Procura di Siracusa e della Procura dei minorenni di Catania, la centrale operativa di Roma comunicò l’ordine di sbarco per 16 minori non accompagnati. Il 29 Luglio scesero dalla nave 15 minorenni (uno dichiaratosi maggiorenne rimase a bordo).

    Lo sbarco dei minori al porto NATO di Augusta

    Il giorno successivo allo sbarco dei 15 minorenni, la Procura di Siracusa ordinò un’ispezione sanitaria. Vennero trovate 29 persone affette da scabbia.

    All’alba del 31 Luglio venne evacuato un migrante con la tubercolosi e solo dopo la comunicazione della disponibilità di Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo, Irlanda e della Cei ad accogliere i migranti, arrivò l’autorizzazione allo sbarco. I migranti rimasti a bordo vennero poi trasferiti all’hotspot di Pozzallo.

    Il coinvolgimento di Matteo Salvini, all’epoca Ministro degli Interni, in tutta questa storia e il motivo per cui il leader della Lega dovrà presentarsi al tribunale di Catania questa mattina, 3 Ottobre, dal GiP Nunzio Sarpietro, è l’accusa di sequestro di persona aggravato, basata sul fatto che Salvini abbia negato lo sbarco dei passeggeri a bordo della motovedetta della Marina Italiana, annunciandolo anche via Twitter la mattina del 26 Luglio:

    Non darò nessun permesso di sbarco finché dall’Europa non arriverà l’impegno concreto ad accogliere tutti gli immigrati a bordo della nave. Vediamo se alle parole seguiranno dei fatti. Io non mollo”

    L’annuncio social di Salvini

    Questa frase fa riferimento agli accordi che Palazzo Chigi, nella figura dell’ambasciatore Pietro Benassi (consigliere diplomatico e rappresentante personale del premier nei vertici G7/G20) stava cercando con gli altri paesi europei. Ma non basta a convincere il ministro dell’Interno.

    Intanto il prefetto Matteo Piantedosi, ministro ombra al Viminale nei momenti di assenza (ripetuta) di Salvini nei suoi uffici, ha appena ricevuto una nota dell’Imrcc che segnala difficoltà a bordo della Gregoretti:
    “Per caratteristiche tecnico/nautiche la nave Gregoretti non è in grado di fornire un’adeguata sistemazione logistica ad un così elevato numero di persone. I migranti sono, di fatto, ospitati sul ponte di coperta esposti agli agenti atmosferici con le problematiche che ben sono immaginabili (a titolo di esempio domani sono previsti 35 gradi). Si aggiunga che la ridotta composizione dell’equipaggio, solo 30 uomini, non consente la corretta gestione di un così elevato numero di persone”. 
    Matteo Piantedosi

    Le condizioni dei migranti a bordo peggiorano, ma nulla cambia: non viene concesso lo sbarco.

    Il Procuratore facente funzione di Siracusa Fabio Scavone, ex ufficiale di Marina, ci mette poco a capire che la situazione è diventata ingestibile e che sarà oggetto di un procedimento giudiziario. 

    In quanto competente territorialmente, apre un fascicolo e organizza un’ispezione, nominando tre infettivologi, per accertare le condizioni igienico-sanitarie sulla Gregoretti. 

    Il giorno successivo, 30 luglio, convoca nel suo ufficio in Procura il comandante Berlano che dichiara: “Ho atteso fino ad ora l’indicazione del PoS (Place of Safety – Porto Sicuro) da parte del Comando generale delle Capitanerie di porto. Il Comando si è limitato a dirmi che il probabile PoS sarebbe stato Augusta, dove sono ormeggiato”. 

    È urgente che le persone recuperate in mare vengano fatte subito sbarcare. Anche perché l’ispezione degli infettivologi ha confermato lo screening della dottoressa Agata Stefania Reale: 29 migranti hanno la scabbia, una persona è sospettata di avere la tubercolosi, c’è il concreto rischio di contagio per gli altri e per i marinai.

    Il 31 Luglio è ancora il Procuratore Scavone a chiedere lo sbarco dei migranti. Tutti tacciono: Questore e Prefetto di Siracusa, Comando generale delle Capitanerie di porto. Tutti in attesa del Viminale, che si limita a rispondere che è in corso la trattativa per la redistribuzione delle persone a bordo e che senza accordo non ci sarà sbarco.

    L’accordo arriva e coinvolge anche la Conferenza episcopale italiana. 

    Con una diretta Facebook, com’è nel suo stile, Matteo Salvini alle 12.15 del 31 Luglio annuncia: “Nelle prossime ore darò l’autorizzazione perché abbiamo la certezza che i migranti non saranno a carico dei cittadini italiani. Il problema è risolto”.

    Alle 16.53 tutti i 115 naufraghi della Gregoretti sono sul molo Nato del porto di Augusta.

    Il 17 Dicembre alla Presidenza del Senato arrivano le 59 pagine della “Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio” nei confronti del senatore Matteo Salvini “in qualità di ministro dell’Interno pro tempore” per aver posto il veto all’indicazione del Place of safety (PoS). E’ accusato di aver sequestrato 131 persone per cinque giorni a bordo della Gregoretti. Reato aggravato dal fatto di essere stato commesso da un pubblico ufficiale e con l’abuso di poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché in danno di minorenni. Secondo i tre magistrati del Tribunale dei ministri, Salvini ha violato le convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e le norme di attuazione nazionali (Convenzione Sar, Risoluzione Msc 167-78, Direttiva Sop 009/15), nonché la Legge Zampa sulle misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati e il Testo Unico Immigrazione.

    “L’atto del ministro Salvini costituisce piuttosto un atto amministrativo che, perseguendo finalità politiche ultronee rispetto a quelle prescritte dalla normativa di riferimento, ha determinato plurime violazioni di norme internazionali e nazionali, che hanno comportato l’intrinseca illegittimità dell’atto amministrativo censurata da questo Tribunale. Si ritiene che non possa esservi tutela giurisdizionale a fronte della lesione di un diritto qualificato come inviolabile dalla Carta Costituzionale, nonché dalla Convenzione europea sui Diritti dell’Uomo”.

    Salvini si difende in aula

    Il processo avrà inizio stamattina, 3 Ottobre, e nella città etnea la Lega ha già organizzato una manifestazione (in contemporanea con l’udienza) per sostenere il suo leader, al grido di “processate anche me”.

    Nel frattempo Salvini ha già ripetuto in varie sedi che si dichiarerà colpevole, convinto di aver agito nel bene dello Stato.

    Per lo stesso motivo ha anche affermato “Rifarei tutto da capo. Non cambierei nulla di quello che ho fatto”.

    Anche Carlo Giarratano promette che lo rifarà. Non è un politico, né un ex ministro dell’Interno. È un pescatore di gamberi, capitano della motopesca “Accursio Giarratano”, la prima nave di questa lunga storia. Se in mare gli capiterà di trovare altri naufraghi li salverà, esattamente come ha fatto il 25 luglio di un anno fa. “Mi chiedo se chi vuole chiudere i porti abbia mai sentito queste voci che urlano nel buio e nel silenzio della notte in mezzo al mare”.  

    Oggi inizierà un processo che potrebbe concludersi subito (con l’intenzione del Giudice sul “non luogo a procedere”) o che potrebbe vedere Salvini condannato (fino a 15 anni di carcere). 

    Sarà un processo che mediaticamente e politicamente segnerà un punto di svolta per l’Italia, in un senso o nell’altro: il trionfo e la rinascita di un politico o la sua fine.

    di Domenico Riccio





  • Quando lo Stato ti abbandona

    La cronaca dei giorni scorsi ci ha regalato un triste evento: parlo della morte di Mario Cerciello Rega, vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, ucciso in servizio a Roma nella notte tra giovedì e venerdì scorso (25-26 Luglio).

    Le dinamiche dell’accaduto sono state confermate dalle indagini preliminari dei Carabinieri di Roma: due soggetti avevano rubato un borsello e avevano chiesto al malcapitato proprietario 100€ per riaverlo (in gergo la tecnica viene chiamata “cavallo di ritorno”) ma il signore ha avvisato le forze dell’ordine che si sono presentate al posto suo sul luogo dello scambio; uno dei due ragazzi, accortosi della trappola ha estratto un coltello e ha colpito 11 volte Mario Cerciello Rega. Purtroppo i soccorsi non sono bastati a salvare la vita del brigadiere, morto poco dopo.

    La notizia si è diffusa subito e mentre la forze dell’ordine davano la caccia ai due responsabili è trapelata la notizia che i due aggressori (e assassini) fossero di origine nordafricana.

    A quel punto tutti i rappresentanti politici di destra, dalla signora Donazzan in quel di Pove al ministro degli Interni, hanno cominciato ad inveire contro migranti, comunità islamiche, e qualsiasi persona fosse anche solo leggermente abbronzata dando sfogo al razzismo che di questi tempi è sempre più presente nella propaganda politica.

    C’è però un punto di svolta nelle indagini quando i due ragazzi colpevoli del delitto sono stati catturati: non sono nordafricani, non sono “neri”.

    Si scopre poche ore dopo che “il mostro” è un ragazzo statunitense, cosi come il suo complice, bianco.

    I due aggressori sono Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjort.

    E’ in questo momento che la politica italiana dà il peggio di se. Qualcosa di molto più grave del razzismo proposto da buona parte del governo:

    Mario Cerciello Rega viene abbandonato dallo Stato. Di lui non importa più nulla agli organi di governo. Una volta scoperto che l’aggressore è un ragazzo bianco, biondo e bello il circo mediatico si spegne. Quella morte non può più essere strumentalizzata e allora cala il silenzio.

    Il ministro Salvini passa dai post in cui chiede giustizia e morte per gli aggressori alle foto di lui a cena con la fidanzata.

    Di Mario, della sua morte, di sua moglie e della sua famiglia distrutte dal dolore non interessa più nulla.

    Piano piano sui giornali cominciano ad arrivare notizie di chi era Mario, della sua passione per il volontariato e per la famiglia. Era un ragazzo dal cuore enorme, che indossava la divisa perché, come migliaia di altri ragazzi, in quella divisa ci credeva.

    Ma questo non interessa. Non può essere strumentalizzato. Non fino al giorno dopo.

    Sui social comincia a circolare la foto di uno dei due ragazzi (pare l’autore materiale dell’assassinio) ammanettato e bendato.

    A quel punto i social ripartono: chi si schiera a difesa dei Carabinieri, chi si schiera contro.

    Di nuovo, di Mario non importa nulla.

    Mario era un Carabiniere onesto, un uomo buono. Come lui ci sono migliaia di Carabinieri che ogni giorno mettono a rischio la propria vita.

    Quelli che hanno bendato quel ragazzo non sono Carabinieri onesti. Sono degli imbecilli.

    Per due motivi:

    – Mario non era così. Non avrebbe voluto una cosa del genere.

    – Quelle immagini faranno invalidare la confessione del ragazzo che verrà rimandato negli USA sotto pressione del governo americano e se ne uscirà con una pacca sulla spalla, senza scontare un solo giorno di carcere.

    Quei Carabinieri devono pagare due volte allora: una per aver commesso un reato e una per aver infangato la loro divisa, quella che Mario amava e onorava ogni giorno.

    Qualcuno avrà notato che in questo articolo, a differenza dei precedenti, non ci sono foto.

    Nessuna foto di Mario Cerciello Rega, nessuna foto dei due ragazzi colpevoli del reato, nessun post dei politici.

    Ho deciso di farlo per rispetto della moglie e della famiglia di Mario. Perché chi vi scrive indossa una divisa ed è in lacrime mentre continua a battere sui tasti.

    Ma la verità va raccontata sempre.

    Oggi ci sono i funerali di Mario. Con lui ci saranno centinaia di persone fisicamente ma col cuore avrà accanto le migliaia di rappresentanti delle Forze Armate e dell’Ordine di questo paese.

    A lui, infine, il mio pensiero.

    Che la terra ti sia lieve Mario…

    di Domenico Riccio.

  • La versione di Conte sul RussiaGate

    Ieri, 24.07.2019, il premier Giuseppe Conte è intervenuto in aula per parlare (tra le altre cose) del caso RussiaGate.

    Il discorso di Conte non è stato lungo e complicato, almeno non la parte che riguardava i rapporti tra Savoini e il ministero dell’Interno, e il premier si è limitato a confermare quanto già riportato da alcuni giornali: Gianluca Savoini era alla cena del 4 Luglio con Putin perché invitato da Claudio D’Amico, consigliere di Matteo Salvini.

    l premier Conte alla Camera

    Il premier ha inoltre continuato affermando che la visita a Mosca del 17 e 18 ottobre scorso è stata organizzata direttamente dal ministero dell’Interno e la nota che era stata comunicata dalla nostra ambasciata al governo russo con la lista dei nomi della delegazione ufficiale italiana comprendeva quello di Gianluca Savoini.

    In pratica il premier Giuseppe Conte ha definitivamente smentito tutto quello che Salvini aveva detto ai giornali e sui social riguardo questa vicenda. Un duro colpo al vicepremier che neanche oggi si è presentato in aula a rispondere alle domande della minoranza.

    E se tutti i gruppi alle camere del PD e dei partiti di minoranza erano particolarmente agguerriti sull’argomento, anche quelli della maggioranza hanno “protestato”: prima che il premier Conte prendesse la parola i gruppi di Camera e Senato del M5S hanno abbandonato l’aula per due motivi.

    L’aula lasciata vuota dal Movimento 5 Stelle.

    Il primo è stato di protesta contro Salvini che non si è presentato a rispondere e riferire alle camere, seconda protesta invece sul discorso TAV (discorso che riprenderemo in un altro articolo, ndr) e la scelta di Conte e Salvini di andare contro il M5S che però, ad oggi, è sempre il partito di maggioranza.

    In pratica ieri si è aperta in maniera ufficiosa la crisi di governo. Con i 5 stelle sul piede di guerra per la TAV e la Lega che spinge Salvini, forte delle previsioni di voto, a chiedere nuove votazioni.

    Ma Salvini è rimasto solo. Con i suoi elettori certo, ma solo.

    Il vicepremier Matteo Salvini.

    Il vicepremier Matteo Salvini in questi mesi di governo aveva trovato la formula perfetta per far crescere i suoi numeri: un’opposizione intenta a ricucire le proprie ferite e quindi poco battagliera e un alleato di governo su cui scaricare tutte le colpe dei fallimenti di questo governo.

    Tornare alle urne porterebbe, probabilmente, ad una vittoria schiacciante della Lega che con FI e FdI avrebbe una maggioranza assoluta… ma dovrebbe risponderne ai suoi elettori:

    • Numero di rimpatri;
    • Accise sulla benzina;
    • Autonomie regionali;
    • Flat Tax.

    Sono solo alcune delle cose promesse dalla Lega alla vigilia delle elezioni e che sarà impossibile realizzare. Senza parlare del crollo dell’economia italiana. Tutti problemi risolti addossando la colpa ai 5S… ma senza di loro la musica cambierebbe e per la prima volta Salvini si ritroverebbe a dover dire agli italiani che ha fallito.

    Il tutto con la spada di Damocle (e della giustizia) che pende su di lui e sulla Lega per l’inchiesta RussiaGate.

    Questa crisi di governo arriva nel momento peggiore per la Lega e nei prossimi giorni capiremo se Salvini, Di Maio, Conte, Zingaretti, magistrati e colleghi aspetteranno settembre per riaccendere il dibattito o se batteranno il ferro finchè caldo.

    Noi aspettiamo e restiamo a guardare… sempre attenti.


    PS negli Usa oggi l’ex procuratore speciale Muller, davanti alla Commissione Giustizia della Camera, ha detto chiaramente che il suo lavoro e le sue indagini non scagionano Trump ma anzi dice che “Trump potrebbe essere incriminato a fine mandato”.
    Il caso RussiaGate si allarga sempre di più.

    di Domenico Riccio

  • Paura e delirio

    Paura e delirio

    Durante un’operazione coordinata dalla procura di Torino (ma che ha coinvolto la Digos di Milano, Varese, Pavia, Novara e Forlì) nei confronti di militanti di estrema destra, svoltasi il 15 luglio, sono state sequestrate armi da guerra. Tra le armi ritrovate dalle Forse dell’Ordine un elevato numero di fucili d’assalto di ultima generazione, mitragliatrici e pistole (con tanto di munizioni) e un missile aria-aria “Matra” disarmato ma perfettamente funzionante.

    Come ipotizzato dai magistrati, le armi non erano parte di una compravendita volta ad un guadagno economico (solo il missile doveva essere venduto, per un cifra intorno ai 470.000€) ma erano state accumulate per creare una Santa Barbara di un gruppo di estrema destra… probabilmente in virtù di una nuova stagione di terrorismo interno.

    Il missile aria-aria trovato in un garage di Gallarate

    Le indagini erano partite perché alcuni dei militanti di estrema destra, appartenenti ad un gruppo oltranzista, avevano preso parte alla guerra nel Donbass, in Ucraina. Sono stati seguiti dalla Digos e poi fermati e perquisiti una volta avuta la certezza che fossero in possesso di armi illegali.

    Gli agenti della Digos, e la procura di Torino, non si aspettavano però di arrivare a sequestrare un quantitativo così grande di armi. Si parla dei uno dei maggiori sequestri della storia italiana.

    Le armi sequestrate

    Tre gli arresti effettuati: Fabio Del Bergiolo, 60 anni, ex ispettore delle dogane specializzato nell’antifrode e militante di Forza Nuova che si era candidato per il Senato a Gallarate (Varese) nel 2001; Alessandro Monti, 42 anni, svizzero, è invece il titolare della società che possiede l’hangar vicino a Voghera dove è stato trovato il missile; il terzo finito in manette è Fabio Bernardi, 51 anni.

    Continuano comunque gli accertamenti della procura di Torino su eventuali complici, quindi le indagini non sono finite qui.

    Per tutto il giorno tv e testate giornalistiche aspettavano un comunicato da parte del Viminale vista la mole di armi trovate, ma hanno atteso invano.

    Il giorno dopo (16 Luglio, ndr) il ministro degli interni Matteo Salvini ha invece dichiarato:

    “L’ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente.”

    Tralasciando il dettaglio sul “demente” ma senza parlare di gruppi nazifascisti (come ampiamente dimostrano i cimeli e le immagini trovate nel covo), il ministro degli interni dichiara che “quel missile era per me”.

    Dai social del ministro

    Un’accusa gravissima lanciata sia verso i “dementi” nostrani, sia verso guerriglieri di un paese straniero.

    Peccato che meno di un’ora dopo dalla procura di Torino arriva una smentita netta:

    “Fu un ex agente del Kgb a segnalare l’esistenza di un progetto di un attentato a Matteo Salvini da parte di ultranazionalisti ucraini. A svolgere le indagini furono la Digos e la procura di Torino e, secondo quanto viene riferito, non furono trovati riscontri. Il monitoraggio di 5 italiani, ex miliziani considerati vicini al Battaglione Azov, portò alla scoperta del tentativo di vendita di un missile aria-aria Matra e da li le indagini che ci hanno condotto agli arresti di oggi”.

    Dopo le dichiarazioni arrivate da Torino sono due le domande che sorgono:

    • Come mai un agente del KGB volgeva le sue attenzioni verso il ministro Salvini?
    • Perché il ministro degli interni mente?

    Avere una domanda alla prima risposta potrebbe essere piuttosto complicato, soprattutto se si vuole arrivare alla verità.

    Alla seconda domanda posso rispondere: dopo lo scandalo RussiaGate qualsiasi cosa va bene per distrarre l’attenzione pubblica.

    Parlare con i sindacati quando non ti compete, indire censimenti nei campi rom, parlare di attentati… qualsiasi cosa pur di non presentarsi alle camere per rispondere alle domande sul RussiaGate.

    Ma, d’altronde, il ministro Salvini è lì perché è stato democraticamente eletto… quindi, parafrasando un famoso film, “non è il ministro di cui abbiamo bisogno, ma sicuramente quello che ci meritiamo”.

    Per fortuna la procura di Torino ci ha spiegato la verità.

    Proprio a loro, e a tutti gli agenti di polizia coinvolti in questa faccenda, un ultimo pensiero: il mio più sincero grazie, da parte mia e di tutti i cittadini onesti di questo magnifico paese. Grazie.

    Domenico Riccio
  • Caso RussiaGate

    Caso RussiaGate

    In questi giorni è emerso lo scandalo RussiaGate. Si parla dei rapporti tra la Lega (ex Nord) e “Russia Unita”, il partito di Vladimir Putin.

    Partiamo dal presupposto che la Russia da anni appoggia i partiti nazionalisti d’Europa e, sempre da anni, c’è la preoccupazione che Putin possa finanziare questi partiti.

    Non è una notizia di oggi che il “Front National” francese abbia preso 11 milioni di dollari dall’amico russo. Per essere chiari: è il partito di Marie Le Pen, quella che va a braccetto (e ai comizi) con il nostro ministro degli interni, stessa cosa col partito che sosteneva la Brexit (8 milioni di sterline) e il partito nazionalista austriaco, con Heinz-Christian Strache costretto alle dimissioni e ora indagato per tradimento.

    Non è un caso che tutti questi partiti siano sostenitori di “Russia Unita” e che abbiano tutti le stesse posizioni su questioni chiave legate alle politiche russe (Crimea, legittimità votazioni, ecc…).

    La domanda che sorge spontanea è: perché?

    Presto detto. La Russia, viste le sue politiche non sempre da terzo millennio (votazioni truccate, politiche sociali restrittive, uccisione di spie) teme l’Europa e le sue sanzioni non certo da un punto di vista politico ma sicuramente dal punto di vista economico.

    Avere un’Europa indebolita è il sogno di Putin da decenni.

    Quale modo migliore che sconfiggere il nemico se non dall’interno?!

    (Non dimenticate che Putin è stato prima una spia e poi a capo del KGB).

    Già a febbraio Stefano Vergine e Giovanni Tizian, giornalisti di “L’Espresso” avevano portato documenti che parlavano del rapporto tra Russia e Lega. Stessa cosa fatta da Iacopo Iacoboni su “La Stampa” negli ultimi anni.

    Ieri però Alberto Nardelli, giornalista che da anni parla di questo scandalo, ha portato alla luce qualcosa più che semplici sospetti.

    Alberto Nardelli

    Dalle registrazioni emerse sul noto sito d’informazione “BuzzFeed” Gianluca Savoini, fedelissimo di Matteo Salvini, nell’ultimo viaggio fatto in Russia insieme al ministro degli interni avrebbe avuto contatti con tre agenti russi per trattare quello che doveva sembrare un accordo commerciale.
    In breve:

    ENI avrebbe acquistato petrolio dai russi da rivendere sul mercato italiano; queste transazioni però sarebbero passate da varie aziende di grosso calibro (tra le quali “Intesa SanPaolo”, la famosa banca italiana) e ad ogni passaggio alcune somme di denaro sarebbe state fatte “sparire” in modo da confluire poi in conti diversi, una parte nei conti della Lega e una parte agli agenti russi.

    BuzzFeed

    BuzzFeed ammette di non conoscere l’identità né degli altri due italiani presenti né dei tre agenti russi, ma dalle registrazioni escono due nomi importanti:

    – Dmitry Kozak, il vice di Putin.

    – Vladimir Plighin, dirigente di Russia Unita.

    Entrambi i personaggi hanno ricevuto, insieme, Salvini il giorno prima.
    Pare comunque che l’affare non sia andato in porto, Eni non ha nessun rapporto di acquisto dalla Russia (almeno ad oggi).

    Ma il punto non è certo questo:

    Parliamo di un partito (nazionalista) che prende soldi da un partito straniero per favorire le sue politiche internazionali.

    È probabilmente il più grande scandalo politico da quando esiste la Repubblica… probabilmente se la gioca solo con le collusioni tra Stato e Mafia.

    Nei giorni successivi i senatori e i parlamentari PD hanno chiesto al ministro degli interni e ai vertici del governo di parlare e spiegare cosa stia succedendo.

    In Senato la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati ha zittito chi chiedeva spiegazioni bollando la cosa come “gossip giornalistico”. Nelle stesse ore la Procura di Milano ha aperto un fascicolo di indagine sull’accaduto.

    La portavoce del ministro degli interni intanto dichiara:

    “L’associazione Lombardia-Russia non ha nulla a che vedere con la Lega. Gianluca Savoini non ha mai fatto parte di delegazioni ufficiali in missione a Mosca con il ministro. A nessun titolo. Né a quella del 16 luglio 2018, né a quella del 17 e 18 ottobre dello stesso anno. Quanto poi alla foto scattata alla cena di gala offerta dal premier Giuseppe Conte al presidente Putin il 4 luglio scorso, Savoini non figurava tra gli invitati del ministro dell’Interno né, a quanto ci risulta, tra quelli della presidenza del Consiglio. In ogni caso, nessuno parla a nome del ministro. Il ministro parla per sé”.

    In foto potete vedere la delegazione italiana guidata da Salvini a Mosca il 16 luglio 2018.
    Con le freccia blu è indicato Gianluca Savoini, quello che non è mai stato a Mosca con Salvini.
    Con la freccia rossa il ministro degli interni.

    Il ministro degli interni Matteo Salvini e Gianluca Savoini in Russia il 16 Luglio 2018

    Non posso sapere, ad oggi, chi siano i colpevoli e soprattutto di cosa (in caso venissero confermati i rapporti potrebbe anche configurarsi il reato di tradimento, come in Austria con Strache) e quindi posso solo aspettare il lavoro della magistratura e che le indagini ci rivelino sia i rapporti tra Savoini e Salvini che quelli tra Lega e Russia.

    Nel frattempo aspettiamo che il premier Conte e il ministro Salvini si decidano a parlare con le camere… possibilmente evitando menzogne palesi e inutili giri di parole.

    Domenico Riccio
  • Sicurezza e percezione

    Sicurezza e percezione

    Spesso in questi mesi (o anni) di campagna elettorale perenne viene riproposto il tema della sicurezza. C’è chi grida al disastro sociale, chi invoca uno stato di Polizia, chi si dice preoccupato al punto di modificare la legge sulla legittima difesa.

    Ma qual è la verità? I dati ci dicono in realtà che il “problema sicurezza” non esiste. Il numero di reati in Italia è in diminuzione costante da almeno un decennio e le nostre strade sono sempre più sicure. Il numero di omicidi è sceso del 42,5%* nell’ultimo decennio e partendo dal presupposto che anche solo uno è di troppo, bisogna ringraziare le nostre Forze dell’Ordine per l’ottimo lavoro svolto. Stesso discorso anche per i furti, con una diminuzione del 24.2%* negli ultimi 5 anni. Il numero di rapine è invece calato del 35,8%*.

    Questo stride però con la percezione delle persone. Un italiano su quattro* si dice spaventato al’idea di girare per strada da solo di notte mentre uno su dieci* è terrorizzato all’idea di rimanere in casa da solo di notte.

    La colpa di questa paura non è quindi delle reali condizioni del paese ma di chi sfrutta questa paura per fare campagna elettorale. Troppe volte sentiamo comizi fatti di promesse invocanti pene più severe o allarmismo su quello che succede per le nostre strade.

    Io stesso sono stato tra le fila di chi si è spaventato ascoltando queste voci. Come contrastare questo fenomeno? INFORMARSI.

    Nel 2019 stare seduti e limitarsi a quello che giornali e social ci lanciano addosso non basta più. Bisogna riuscire a trovare fonti attendibili e verificare ogni notizia. Da anni la società IPSOS MORI (che effettua ricerche di mercato) ci dice che in Europa gli italiani sono il popolo che più fatica a distinguere notizie vere e fake news. Su questo si basano le campagne elettorali degli ultimi anni: false notizie che non riusciamo a riconoscere.

    Il mio invito è di non arrendersi, di non credere a tutto quello che i politici ci dicono e di cercare ogni volta una conferma. Bastano pochi clic per sapere se una notizia è reale oppure no. Questo può fare la differenza tra il sentirsi sicuro oppure meno.

    Credetemi: in Italia si vive sicuri. Controllate!

    *Dati del Viminale aggiornati al 15.08.2018

    Domenico Riccio
  • Centralità della famiglia

    Centralità della famiglia

    Nella mia professione di avvocato, di formatore in materia di diritto di famiglia  e nella mia vita privata di figlia, di genitore e di sorella ho compreso a fondo la centralità del ruolo della Famiglia, declinata in tutte le sue forme: da quella tradizionale a quella che nasce dalla convivenza, dalla genitorialità anche senza coppia, dall’unione civile.

    La famiglia in ogni senso intesa resta l’elemento fondante della vita di ciascun individuo e se la famiglia funziona ed è in grado di svolgere i suoi compiti educativi e di solidarietà essa si pone a fondamento di  una società sana.

    Gli anni della crisi economica hanno riportato alla ribalta il ruolo della famiglia, come elemento fondamentale di supporto, materiale e morale, ed hanno rivelato l’insufficienza di un modello culturale fondato su un’idea ingenua di individualismo che vorrebbe farci credere che “ciascuno basta a se stesso”.

    Contemporaneamente si assiste al fenomeno opposto cioè alla disgregazione della coppia e della famiglia: quando gli equilibri saltano, quando i progetti iniziali su cui una famiglia si fondava vengono messi in discussione, spesso la coppia e la famiglia stessa vanno in crisi e ciascuno si rifugia in se stesso.

    Ma esistono categorie di persone che, a priori, non possono, per le loro condizioni, definitive o transitorie, bastare a se stessi: in primis i bambini, ma anche gli anziani e le persone che a causa di malattie o condizioni di diversa autonomia, devono necessariamente contare su altri.

    Ed il sapere di poter contare sull’altro, quando l’altro è un familiare, consente a chi ha bisogno di aiuto, di non sentirsi di peso, perché la solidarietà familiare dipende non tanto da un dovere che viene da vincoli di sangue, ma da profondi legami affettivi, in cui la solidarietà reciproca e disinteressata è l’elemento fondante.

    Ma in questo compito, difficile e quotidiano , la famiglia non può essere lasciata sola e non si può pensare che l’interesse e l’intervento delle istituzioni si limiti  ai casi limite, a quelli cioè, in cui la problematiche individuali e familiari si sono già inserite nel circuito giudiziario o assistenziale.

    Si può fare molto, molto di più e molto prima, affinché la famiglia ed i suoi membri possano trovare nella comunità un sostegno, prima che le difficoltà- che possono capitare ad ogni famiglia,  non solo in quelle con  gravi e conclamati disagi-  diventino irreversibili.

    L’amministrazione uscente, grazie al lavoro attento e sensibile dell’assessorato ai Servizi Sociali si è mossa su questa linea: ne sono testimoni le tante iniziative quali l’ideazione e la realizzazione del Festival della Famiglia, la creazione, in un immobile sottratto alla mafia, di un centro per le relazioni e per le famiglie in Viale Asiago e del condominio solidale: appartamenti protetti per anziani in via Ognissanti, ed infine e l’istituzione di un tavolo (di cui mi onoro di fare parte) che costituisce un osservatorio sulla famiglia bassanese, capace di recepirne le esigenze, gli umori, le difficoltà e di individuare le risorse, istituzionali e non, strutturate o spontanee, nel tessuto sociale cittadino, capaci di darvi risposta.

    Questa concezione del ruolo delle istituzioni, si riassume nel concetto di Famiglie per la famiglia, e cerca di valorizzare il ruolo che ciascuna famiglia e ciascun individuo  può avere nel sostegno, a vario titolo, di un’altra famiglia.

    Un progetto ambizioso, di grande valore sociale e culturale, che faccio mio e che mi auguro non venga dimenticato da chiunque andrà a domani  a ricoprire cariche pubbliche nel nostro comune.

    Maria Di Pino
  • La realtà e la percezione della realtà

    La realtà e la percezione della realtà

    Ieri sera ho partecipato ad una cena a favore di Medici con l’Africa Cuamm.

    E’ un’associazione di medici e sanitari volontari che ha costruito ospedali in alcuni stati africani ed assiste le popolazioni locali. I volontari del Cuamm hanno contribuito in maniera importante a bloccare, mettendo a rischio la propria vita,  la diffusione dell’epidemia di Ebola di qualche anno fa. Durante la serata il direttore del Cuamm, don Dante Carraro ha mostrato gli effetti del terribile ciclone che si è abbattuto recentemente in Mozambico, lasciandosi dietro una scia di morte e distruzione e un milione e 400 mila persone bisognose di assistenza. 

    Nessun giornale o telegiornale italiano ha riportato la notizia di questa tragedia, solo un breve accenno da parte di Repubblica e di Sky. Nulla da parte della Rai… forse certe notizie potrebbero disturbare un certo modo di pensare proprio di chi è al governo. 

    Vorrei chiedere a Salvini, che si appresta a venire nella nostra città, se è veramente convinto che l’emergenza per l’Italia sia l’integrazione al decreto sicurezza per rendere ancora più difficile la vita alle navi delle O.N.G. che salvano i disperati in mare. L’occidente per secoli ha sfruttato l’Africa, appropriandosi di materie prime e opprimendo la popolazione. Non sarebbe molto meglio che l’occidente si impegnasse finalmente a risanare l’Africa? Se si rendono migliori le condizioni di vita nei Paesi africani non ci sarà più bisogno di fuggire. 

    Vorrei chiedere a Salvini se è veramente convinto di risolvere i problemi chiudendosi in casa invece di affrontarli dove nascono. 

    Vorrei chiedere a Salvini se forse, invece che il decreto sicurezza, la priorità sono quel milione e seicentomila italiani disoccupati di lunga data (dati Eurostat pubblicati ieri riferiti al 2018) di cui non parla. Dato che ci pone al primo posto in Europa in questa brutta classifica, la propaganda della Lega, studiata scientificamente, fa leva sulla paura e  punta a creare una percezione della realtà diversa dalla realtà stessa. 

    E’ necessario informarsi e pensare con la propria testa, e soprattutto distinguere tra chi cerca delle soluzioni o è solamente a caccia di voti. Voglio essere positivo e so  che gli italiani, come sono sempre riusciti, riusciranno a togliersi anche da questa crisi e a vedere veramente la realtà.

    Claudio Gasparotto
  • La politica stia fuori dai consigli di quartiere

    La politica stia fuori dai consigli di quartiere

    Sono consigliere eletto nel consiglio di quartiere di San Vito. Il presidente del nostro consiglio, Ezio Calmonte si è reso tristemente noto recentemente per aver paragonato i Partigiani che hanno combattuto contro i nazi-fascisti, agli attuali terroristi islamici . Dopo la sollevazione popolare ha cercato una marcia indietro dicendo che si riferiva solo a quelli che hanno commesso uccisioni dopo la fine della guerra.

    Inoltre utilizza la pagina Facebook del quartiere San Vito per esprimere le proprie convinzioni politiche. Sottolineo il fatto che tutti questi post sono pubblicati con il logo del quartiere San Vito pur esprimendo delle opinioni personali. Per esempio  quando si è riusciti ad evitare il ridimensionamento dell’ospedale di Bassano ha affermato che risultato positivo è stato ottenuto solo grazie all’attività del centro-destra mentre la petizione lanciata da Angelo Vernillo, che in poche ore ha ottenuto 8000 firme, era inutile. Inoltre ha fatto diversi post sul caso della multa alla fioraia accusando ingiustamente l’amministrazione, che invece non poteva far altro che quello che ha fatto visto le segnalazioni che ha avuto e così via.  Chi prova a protestare civilmente viene estromesso dalla pagina facebook.  Sono stato estromesso anch’io che sono un consigliere eletto.

    Ezio Calmonte si dovrebbe dimettere come gli è stato chiesto dall’amministrazione comunale e ogni consiglio di quartiere dovrebbe essere imparziale, dovrebbe stare fuori dalla propaganda politica ed occuparsi solamente delle attività del quartiere, segnalare in maniera costruttiva all’amministrazione quello che c’è da fare, senza giochi politici, senza macchine del fango, senza denigrare alcuno. Chiedo a tutti i presidenti di quartiere di vigilare e di intervenire se questo non viene rispettato, come accade attualmente a San Vito.

    Claudio Gasparotto